La progettazione di un edificio in cui saranno presenti i bambini ci ha immediatamente stimolato e fatto immaginare la necessità del gioco come motivo di apprendimento didattico. L’edificio poteva quindi assumere forme inusuali, con continui cambi di prospettiva. Le aule potevano essere immaginate come tasselli di uno stesso organismo.
Piccoli cubi colorati che dovevano ricomporsi tra loro come uno dei giochi che usavamo da piccoli, il Rubik twist, un serpentello in legno colorato che poteva assumere una miriade di conformazioni differenti. Nella nostra immaginazione la forma migliore doveva riuscire a creare un continuo movimento e contenere uno spazio protetto.
Questo concept sarebbe poi diventato un edificio ad un solo piano, ricco di prospettive e piani inclinati, ricco di colori e capace di accogliere una corte verde protetta al suo interno.
Tra le priorità dovevano esserci l’utilizzo del sole per il soddisfacimento energetico, l’accessibilità immediata e totale, la limitazione dell’accesso agli autoveicoli nelle pertinenze del plesso scolastico.
Le scelte applicate avrebbero permesso un facile utilizzo degli spazi interni da parte dei fruitori principali di giovane età, dai tre ai dieci anni circa, e, in particolare, da parte di quelli disabili, e per un contenimento costante nel tempo delle spese di gestione ( per l’assenza di elevatori ). Il sole in quanto fonte energetica rinnovabile locale. La limitazione all’accesso degli autoveicoli privati per promuovere l’utilizzo di mezzi di
trasporto ecologici come l’autobus o la bicicletta.