Affinchè il sistema di Piazza Grandi possa ricomporsi in un diverso equilibrio formale e funzionale, appare necessario riportare nei suoi spazi l’elenco delle prestazioni che rappresentano il suo essere infrastruttura di partecipazione pubblica. Ogni operazione di progetto urbanistico prevede la revisione di un ordine preesistente. L’intervento può consistere nel riordino del modello in atto, ovvero in un cambiamento radicale di quel sistema. Sappiamo che le risposte che abbiamo davanti denunciano la loro inadeguatezza rispetto alle nuove esigenze e questo, vuoi per l’incremento dei carichi ai quali abbiamo sottoposto il sistema, vuoi per il processo di usura che il cambiamento imprime al quadro d’isieme. Dobbiamo, perciò, accettare che la soluzione proposta non sarà mai unica e definitiva, ma quella solutiva di un intervallo tra due cambiamenti.
Considerata la conformazione planimetrica della piazza, nochè i punti fermi degli sbocchi stradali su di essa, è parso evidente che un modo per liberare il fronte d’ingresso della parrocchia, al momento unico condensatore sociale presente su di essa, passasse dal decentramento della posizione attuale della rotatoria, nella direzione est del suo volume. Posto, inoltre, che nel suo spazio non si fronteggiano, come da tradizione, i due edifici del potere, quello civile e quello religioso, il ruolo del primo potrebbe essere assunto, in questo nuovo ordine, proprio dalla rotatoria che, con la sua scultura illuminante stabilisce le regole dei percorsi, insieme alla piazza disegnata davanti alla chiesa, che collega idealmente i due baricentri.
Nei tanti modi di stare insieme delle persone , e nel ricordare che le città non sono le loro mura, ma gli uomini che le abitano, secondo la massima di Tucidide, la piazza può e deve tornare ad essere un luogo pubblico primario di incontro e di dialogo, dove secondo un antico bisogno, gli uomini vanno ad incontrare i loro simili, nelle circostanze più significative, ma anche nei momenti delle pause ordinarie. Ciò, induce a pensare la piazza come un condensatore permanente che accumula energia da ogni sua presenza attiva e la restituisce in forma di richiamo sicuro durante le fasi di quiete. Trattandosi, dunque, di uno spazio pubblico aperto ed accessibile, esso andrà organizzato e corredato perchè possa offrire questa condizione di libertà e di sicurezza in ogni circostanza temporale, di giorno come di notte. Notte significa, ormai, tempo da vivere e da condividere nei luoghi sparsi della città. Luoghi resi sicuri dalla presenza e dalla partecipazione degli altri, oltre che dagli strumenti di controllo e di vigilanza necessaria. La piazza si accenderà ogni sera come una vetrina e le sue luci appropriate, nella collocazione e nella qualità, renderanno attrattive e visibili le sue offerte.
Arch. Vincenzo Enzo Tristaino – Arch. Vincenzo Mollica – Arch. Sandro Bonaccorsi – Arch. Letizia Cavallini