L’area ex-Breda è segnata da importanti interventi di carattere urbanistico e architettonico; molte funzioni di carattere pubblico comunale e sovracomunale hanno trovato spazio in questa zona tra cui la biblioteca San Giorgio, la questura, un nuovo albergo oltre a spazi di relazione ed edifici ad uso civile.
Nell’edificio oggetto di concorso è presente la sede universitaria oltre a spazi espositivi e per attrezzature culturali.
L’edificio oggetto di concorso è composto da due corpi principali sia per funzione che per sistema costruttivo. Il primo corpo, quello che ospita le aule universitarie, ha una struttura modulare realizzata con pilastri e travi in cemento prefabbricato che donano all’edificio una regolarità formale riscontrabile poi in facciata nella modulazione delle aperture. Un ritmo identico su tutto il fronte maggiore.
Il secondo corpo invece ha una conformazione tipica degli edifici industriali presenti in questa zona, con tetti a capanna realizzati con capriate in cemento e notevole sviluppo in lunghezza.
L’ingresso alle aule universitarie è rivolto verso sud, poco visibile e nascosto dalle numerose auto che occupano il parcheggio. A fianco dell’ingresso il corpo in cemento armato a vista dell’ascensore e della centrale termica diventano il segnale di riferimento visibile a distanza che distingue e separa i due corpi sopra descritti. Da un lato la sede universitaria, dall’altro spazi di dimensione industriale.
Il fabbricato quindi si colloca all’interno di un contesto decisamente importante, stretto tra la mole robusta della cattedrale alla quale è collegato e la nuova biblioteca, edificio sapientemente inserito nel contesto.
Il lungo corridoio visivo e funzionale tra l’edificio sede della biblioteca e l’edificio sede dell’università, riveste un’importanza enorme poiché unisce la spina centrale dell’area ex-Breda all’area che in futuro verrà occupata dal museo dei rotabili storici, a sud della via Pertini.
Questa strada carrabile è caratterizzata da un doppio senso di marcia che interferisce dal punto di vista acustico con le funzioni inserite ma anche dal punto di vista funzionale in quanto crea una frattura al flusso pedonale verso l’area del nuovo museo dei rotabili storici.
Valutando complessivamente il legame che esiste tra l’edificio in oggetto, la zona pedonale in progetto e il nuovo museo, la soluzione immediata è quella di collegare visivamente e funzionalmente queste realtà, utilizzando elementi del linguaggio industriale e ferroviario.
Ipotizziamo allora un segno che possa indirizzare e accogliere i fruitori dell’area, un linguaggio che possa tradurre le meccaniche industriali proprie dell’area a sfumature più morbide date da un utilizzo sapiente dei materiali che si ritrovano nell’immediato intorno.
Le richieste del bando sono principalmente legate ad una riqualificazione estetica dei prospetti; questo tipo di intervento può essere collegato ad un miglioramento comportamentale dell’edificio dal punto di vista dell’efficienza energetica.
L’ipotesi progettuale prevede quindi di migliorare il comportamento dell’involucro edilizio attraverso un cappotto esterno, migliorandone al contempo la distribuzione delle parti e del sistema vibrato di facciata. Affiancando infatti all’edificio un sistema coibente che possa rendere planare la facciata dell’edificio, è possibile intervenire con elementi in zinco-titanio piegati in maniera da realizzare un ordine gigante utile ad inquadrare elementi di facciata simili a bow-window rovesci, dotati di differenti profondità e capaci di realizzare un vibrato di luci e ombre simile a note sullo spartito musicale.
Altri elementi che devono essere riordinati sull’edificio sono quelli presenti nelle parti relative alla centrale termica e sul tetto dell’edificio. I macchinari per la produzione del calore possono essere avvolti da una pelle forata in acciaio, ripetuta in altre parti del complesso, mentre le tubazioni a vista diventare elementi colorati appartenenti ad un linguaggio brutale e periferico, in contrapposizione alla delicatezza degli ossidi dello zinco.
La stessa contrapposizione si può trovare nella scelta cromatica utilizzata che si rende utile per dotare l’edificio di massa scultorea, contrapposta a forme astratte e colorate richiamate dai murales.
Il sistema di facciata dovrà essere letto a distanza ed avere immediata riconoscibilità, per questo motivo viene differenziato dal resto dell’edificio e dotato di una forma più pura, appoggiandosi alla torre dell’ascensore che diventa il totem innalzato alla creatività e alla cultura.
L’ingresso vero e proprio sarà protetto da una pensilina a sbalzo che appoggia come in bilico al nuovo muro dipinto e crea un riparo dagli agenti atmosferici oltre a diventare una superficie in grado di dialogare con la facciata sud.
Le pareti decorate a graffito dovranno esprimere il concetto di una cultura che si innalza verso il cielo e che prende origine dalla produzione artistica di periferia, quella della street art, manifestazione creativa tipica delle stazioni e dei vagoni ferroviari, elemento colorato e di richiamo, estroso e divertente, giocoso ma anche impegnato.
Un gioco di colori e forme che si sviluppa orizzontalmente sul nuovo fronte dell’edificio per poi salire e dipanarsi verso l’alto. Una serie di superfici libere alla creatività dei Pistoiesi, oggetto eventuale di nuovo concorso di idee. Una superficie per nuovi concetti, come successo con Stak a Parigi oppure con Bansky a Londra o ancora come ci insegnano PichiAvo a Valencia, ognuno dei quali occupa oggi un posto importante nei musei contemporanei. Un utilizzo quindi della piazza o della strada come vettore comunicativo che si appropria di spazi periurbani senza instaurare tensioni con il governo della città, diventando messaggio e nuovo elemento decorativo per edifici industriali, una sorta di fregio moderno per questi nuovi edifici. La street art come collegamento tra la città e il museo.
Il lungo corridoio tra la biblioteca e l’università sarà semplicemente segnalato dalla presenza di una pensilina in lamiera forata sostenuta da una serie di esili pilastri in ferro simili a quelli dei tralicci ferroviari, dei quali si riprende anche il concetto della trave reticolare superiore.
Questa pensilina oltre a diventare un passaggio coperto, estensione del loggiato presente sul fronte a nord, diventa soprattutto un simbolo utile a trasportare verso la città l’identità del mondo dei trasporti su binari. In notturna potrà essere illuminata dal basso creando atmosfere suggestive e limitando l’inquinamento luminoso.
Intorno a questo segno prendono posto gli arredi urbani opportunamente posizionati per consentire soste; filari di alberi seguono lo stesso percorso suggerendo un ingresso del verde nella città. Le aule della biblioteca così come quelle dell’università potranno godere di una vista sulle chiome verdi, aumentandone la riservatezza e la silenziosità.
La zona antistante l’edificio dovrà diventare lo spazio di relazione utile agli edifici che qui si affacciano e potrà essere pensato come un giardino, pieno di verde e aree di sosta. Una pausa silenziosa, un orto urbano. Piccole isole da coltivare che possono diventare un’estensione pratica alla didattica della facoltà di scienze vivaistiche. Un percorso dei sensi o educativo, semplicemente estensione dell’attività vivaistica tipica della cultura pistoiese.