Progetto
Considerata la qualità della proposta e l’abbattimento dei costi di realizzazione si è ritenuto che tale soluzione possa risultare di grande interesse per l’ente. Per completare la richiesta di posti auto prevista dall’amministrazione, viene realizzata una terza sezione di parcheggio a nord del Centro Culturale, sopra il mappale 147 con la previsione di affrontare anche la condizione di regime dello stesso Centro. Il modesto decentramento della terza sezione consente in ogni caso ai cittadini di Anghiari, agli utenti del Centro o ai visitatori di disporre di un’area parcheggio agevole e vicina sia al centro storico che al nuovo Centro Culturale. La soluzione che prevede la interazione necessaria tra la banca e l’Amministrazione Comunale contiene, comunque, elementi di interesse convergente che la rende proponibile a entrambi. La strada pedonale è l’aorta del progetto. Il suo è un viaggio di attraversamento e di sosta. Lungo il suo tragitto si incontreranno occasioni come vedute della città, pause verdi, cultura. La strada è un messaggio articolato tramite il quale i due centri comunicano la loro reciproca appartenenza, la loro causa comune di vita, il loro essere città: una linea di continuità storica che guarda avanti con orgoglio identitario e consapevolezza della inevitabilità del cambiamento. Il tratto di pianura, livella i rapporti delle superfici in affaccio, smista le funzioni e introduce le successive destinazioni. Sarà una strada che affronta il percorso salendo, convinta di approdare alla pianura e poi ad una discesa. Discesa che non vuole significare declino ma, nel nostro caso, traguardo, appuntamento, raccolto per le generazioni future secondo la responsabilità dei padri che seminano il campo per i figli in termini di invariante strutturale.
Le superfici verdi
Il giardino storico essendo ben conservato non necessita di grandi opere di recupero: le piante arboree ed arbustive si presentano in buone condizioni fitostatiche. Si ritiene pertanto che l’intervento possa limitarsi ad un’opera di manutenzione straordinaria, consistente nella potatura degli alberi di prima e seconda grandezza. Per le alberature di prima grandezza si propone un’azione di ripulitura mediante la tecnica non invasiva del tree-climbing. Tale tecnica permette all’operatore, muovendosi all’interno della chioma, di ispezionarla ed effettuare analisi strutturali e sanitarie intervenendo direttamente con la potatura là dove necessario. Per il parco si propone la realizzazione di una copertura erbacea, realizzata con rotoli di tappeto erboso a pronto effetto di graminacee microterme come Poa prstensis e Festuca arundinacea, suddivisa in aree individuate mediante camminamenti in terra battuta, lasciando inalterata la distribuzione delle piante arboree ed arbustive presenti, senza l’introduzione di nuovi elementi vegetali. L’unica presenza aggiuntiva è la riproposizione in siepi di bosso del marchio di qualità del centro tecnologico del restauro di Anghiari. In tal modo si intende migliorare l’aspetto del sito senza stravolgerne le peculiari caratteristiche paesistiche. La creazione di un cotico erboso suddiviso in aree si sposa perfettamente con lo stile nel quale e’ stato progettato e realizzato il parco. Tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 il profilo del giardino diviene composito e si esprime attraverso uno stile eclettico dove si fondono elementi classici e forme paesistiche. L’intervento in progetto, con la ripartizione della superficie verde in forme serrate tramite il solo uso di camminamenti, che assomigliano più a viottoli senza creare fratture nell’ambito naturale, ha l’unico scopo di condurre il visitatore nei vari punti di visuale. La viabilità non è “chiassosa”, non si introduce in questo spazio con violenza, mediante l’uso di pavimentazioni più o meno naturali; è invece costituita solo da terra battuta mimando l’effetto che il calpestio ripetuto genera su di un manto erboso. Al visitatore suggerisce un percorso da seguire nella medesima maniera dei sentieri di campagna, che rappresentano le vie più sicure sulle quali muoversi. E’ un itinerario geometrico che si fonde in una realtà caratterizzata da forme paesistiche inserite a loro volta in un contesto fortemente antropico come i terrazzamenti. Presente e passato convivono in una nuova prospettiva. Il giardino si evolve seguendo le linee stilistiche che lo hanno generato senza mai stravolgerle. L’intervento nell’area di pertinenza della villa si incentra prevalentemente sull’abbattimento dell’esemplare di Pinus picea (pino domestico) prossimo alla stessa sul lato est, necessario per la messa in sicurezza dell’area. La pianta in esame è infatti un albero di almeno 15 metri di altezza dalla chioma espansa: una conifera molto bella, ma piantata a ridosso dell’edificio principale, tanto da diventare un potenziale pericolo per l’integrità del manufatto e la salute dei visitatori. Il pino domestico è un albero di prima grandezza, che può raggiungere i 30 metri di altezza e produrre una chioma ad ombrello di 20 metri di diametro. Il suo apparato radicale è molto esteso e superficiale. Una chioma così ampia e un sì tale apparato radicale sono due condizioni ottimali perché una pianta, anche in buono stato, da un punto di vista fitostatico, possa cedere se sottoposta a sollecitazioni esterne quali raffiche di vento ed eventi piovosi particolarmente violenti. In aggiunta, radici così esposte tendono a danneggiare ogni tipo di pavimentazione e la vicinanza ad edifici comporta danni anche alle fondamenta. La posizione nella quale questo pino è stato messo a dimora, è un palese errore progettuale che può solo essere corretto attraverso il suo abbattimento. La rimozione della suddetta conifera verrà fatta mediante la tecnica del tree-climbing, già proposta per la potatura degli alberi del giardino storico.
Progettazione: Arch. Vincenzo Tristaino, Arch. Vincenzo Mollica, Arch. Sandro Bonaccorsi, Arch.Cecilia Bernasconi De Luca, Arch. Linda Antonini, Arch. Marina Paci, Arch. Paolo Guida, Ing. Francesca Violanti, Daniele Biondi